Quando nel 1991 l’ex dittatore iracheno Saddam Hussein lanciò 39 missili Scud contro Israele, numerosi palestinesi scesero in strada per celebrare gli attacchi. Molte manifestazioni di protesta ebbero luogo in Cisgiordania, nella Striscia di Gaza e a Gerusalemme Est, anche se i palestinesi erano stati provvisti dalle autorità israeliane di maschere antigas, da indossare per proteggersi da un possibile attacco chimico da parte dell’Iraq contro Israele.
Il Los Angeles Times riportò allora che „diversi palestinesi hanno espresso gioia per l’assalto missilistico [iracheno] della scorsa settimana a Tel Aviv e Haifa“.
Quando nel 2015 il gruppo terroristico Hezbollah, sostenuto dall’Iran, lanciò una serie attacchi missilistici contro Israele dal Libano, i palestinesi scesero in strada per festeggiare, tenendo in mano le bandiere di Hezbollah e distribuendo dolci a guidatori e passanti.
Per i palestinesi, chiunque attacchi Israele o minacci di distruggerlo è un vero „eroe“.
Nei giorni scorsi i palestinesi hanno acclamato un altro „eroe“: Mohammed Deif, figura oscura che guida l’ala militare del movimento islamista palestinese Hamas.
Deif è il terrorista più ricercato da Israele negli ultimi 25 anni, a causa del suo coinvolgimento in diversi attacchi terroristici, tra cui l’uccisione di soldati israeliani, attentati suicidi e rapimenti. Nel 2015, il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti aggiunse Deif alla lista degli Specially Designated Global Terrorists (SDGTs), („terroristi globali particolarmente pericolosi“, N.d.T.)
A causa del suo coinvolgimento diretto nel terrorismo contro Israele, Deif è sempre stato considerato da molti palestinesi un „eroe“.
Ora, dopo che Deif ha minacciato Israele di ritorsioni, se non cambia le sue politiche a Gerusalemme Est, sembra essere ancora più popolare tra i palestinesi.
In una rara dichiarazione pubblica, il terrorista, che vive nella Striscia di Gaza governata da Hamas, ha dichiarato che Israele pagherà un „prezzo molto elevato“, se non fermerà lo sgombero delle famiglie palestinesi che vivono nel quartiere di Sheikh Jarrah a Gerusalemme. „Questo è un chiaro e definitivo avvertimento“, ha minacciato Deif, accennando al fatto che Hamas avrebbe ripreso i suoi attacchi missilistici e altre forme di terrorismo contro Israele.
La minaccia è stata lanciata dopo che un tribunale di Gerusalemme aveva approvato lo sfratto di un certo numero di famiglie arabe residenti a Sheikh Jarrah dalle case che erano appartenute agli ebrei prima della fondazione di Israele nel 1948.
Durante le manifestazioni di massa tenutesi negli ultimi giorni a Gerusalemme e in alcune parti della Cisgiordania, migliaia di palestinesi hanno scandito slogan in lode di Deif e lo hanno esortato a mettere in atto la sua minaccia di lanciare razzi contro Israele. I palestinesi hanno anche scandito slogan a sostegno dell’ala militare di Hamas, Izaddin al-Qassam, responsabile di migliaia di attacchi terroristici contro Israele negli ultimi tre decenni.
„Siamo gli uomini di Mohammed Deif“, hanno ripetuto ritmicamente migliaia di palestinesi durante una manifestazione alla Moschea di al-Aqsa, il terzo luogo più sacro dell’Islam. Lo hanno anche esortato a „colpire“ Tel Aviv con i razzi, facendo eco all’appello del 1991 a Saddam Hussein: „O amato Saddam, colpisci, colpisci Tel Aviv!“.
Le manifestazioni a Gerusalemme sono iniziate il primo giorno del mese di digiuno musulmano del Ramadan, quando decine di giovani hanno attaccato agenti di polizia e residenti ebrei con pietre, bombe incendiarie e altri oggetti. I manifestanti hanno inizialmente giustificato gli attacchi sostenendo che la polizia israeliana aveva installato barricate in uno degli ingressi della Città Vecchia di Gerusalemme, impedendo così loro di riunirsi di notte per celebrare il Ramadan.
Le rivolte, tuttavia, sono continuate anche dopo che la polizia ha rimosso le barricate. I rivoltosi hanno detto che stavano protestando contro il possibile sfratto delle famiglie da Sheikh Jarrah e contro i tentativi degli ebrei di „assaltare“ la Moschea di al-Aqsa, un riferimento alle visite di routine degli ebrei al Monte del Tempio, il luogo più sacro dell’Ebraismo.
E allora come si inserisce Deif, il capo terrorista di Hamas, negli scontri tra i palestinesi e la polizia israeliana a Gerusalemme?
Invocando il nome di Deif e invitandolo a bombardare Tel Aviv, i manifestanti hanno rivelato la verità: che le loro proteste non riguardavano la moschea di al-Aqsa, le polemiche sulle case di Sheikh Jarrah o sule barriere della polizia nella Città Vecchia, ma puntavano all’eliminazione di Israele.
Occorre notare che Israele non ha adottato nuove misure per „alterare lo status storico o legale“ della Moschea di al-Aqsa, come hanno affermato i palestinesi e altri arabi.
I palestinesi sono irritati perché agli ebrei è permesso recarsi sul Monte del Tempio. I palestinesi non vogliono che gli ebrei visitino il loro luogo sacro; non vogliono vedere ebrei a Gerusalemme, e non vogliono assolutamente vedere nessun ebreo nella terra che si estende dal fiume Giordano al Mar Mediterraneo.
In che modo il bombardamento di Tel Aviv aiuta i casi delle famiglie arabe di Sheikh Jarrah, che contestano l’ordine di sfratto nei tribunali israeliani? In che modo invitare Hamas a lanciare attacchi terroristici contro Israele aiuta i palestinesi nella loro campagna finalizzata a impedire agli ebrei di visitare il Monte del Tempio?
Alzando le bandiere di Hamas e scandendo slogan a sostegno di un arci-terrorista alla Moschea di al-Aqsa, i manifestanti hanno profanato il luogo sacro, non gli ebrei. Coloro che hanno usato il complesso della moschea per lanciare pietre e altri oggetti contro gli agenti di polizia sono coloro che hanno contaminato il luogo sacro. Non si possono attaccare gli agenti di polizia e poi lamentarsi del fatto che Israele abbia inviato la polizia a „fare irruzione“ e a „profanare“ la Moschea di al-Aqsa, a meno che la tua mente non sia stata distorta dalla logica del terrorismo.
Nessuno contesta il diritto dei palestinesi di protestare contro le politiche israeliane. Ma quando le proteste si trasformano in grandi manifestazioni pro-Hamas, con appelli per bombardare Tel Aviv e uccidere gli ebrei, smascherano le vere intenzioni mortali dei manifestanti.
Quando migliaia di palestinesi scandiscono lo slogan „Siamo tutti Mohammed Deif“, intendono dire che si vedono come terroristi pronti ad attaccare e distruggere Israele e che Deif è il loro modello perché è riuscito a uccidere molti ebrei e rimane a piede libero, nonostante i tentativi israeliani di arrestarlo o ucciderlo.
La violenza scoppiata a Gerusalemme negli ultimi giorni mostra che Hamas ha un ampio seguito tra i palestinesi, compresi i residenti di Gerusalemme Est in possesso di carte d’identità rilasciate da Israele, ma non sono cittadini israeliani. Dopo che Israele annesse Gerusalemme Est nel 1968, concesse ai palestinesi lì residenti il diritto di richiedere la cittadinanza israeliana. La maggior parte di loro, tuttavia, ha scelto di non chiedere la cittadinanza israeliana per paura di essere bollata come traditrice.
Da residenti permanenti di Israele, i residenti palestinesi di Gerusalemme godono di tutti i diritti concessi ai cittadini israeliani con un’eccezione: il diritto di votare per il Parlamento israeliano, la Knesset. Allo stesso tempo, questi residenti hanno il diritto di richiedere la cittadinanza israeliana ogni volta che lo desiderano e diverse migliaia di loro lo hanno già fatto.
La popolarità di Hamas è in aumento non solo a Gerusalemme Est, ma anche in Cisgiordania, dove alcuni palestinesi hanno anche elogiato Deif e lo hanno esortato a scatenare una nuova ondata di terrore contro Israele.
Hamas deve la sua crescente popolarità alla provocatoria campagna anti-israeliana condotta dai media palestinesi, in particolare dalle piattaforme dei social media, dalle moschee e dalla retorica pubblica dei leader palestinesi. Hamas deve la sua popolarità anche alla corruzione in atto e all’incompetenza dell’Autorità Palestinese e del suo autocratico presidente, Mahmoud Abbas.
Abbas aveva buone ragioni per ritardare fino a nuovo avviso le elezioni legislative e presidenziali che aveva in programma di tenere il 22 maggio e il 31 luglio. Sapeva benissimo che i suoi rivali di Hamas erano diretti verso una vittoria simile a quella ottenuta nelle ultime elezioni legislative tenutesi nel 2006.
Eppure Abbas non ha avuto il coraggio di ammettere che questo era il vero motivo per cui ha annullato le elezioni. Invece, ha preferito incolpare Israele accusandolo falsamente di impedire ai palestinesi di Gerusalemme di partecipare alle elezioni.
Seduto nel suo soggiorno a guardare in tv le migliaia di palestinesi a Gerusalemme che lo denunciano come traditore e salutano Hamas e Deif, Abbas deve aver tirato un sospiro di sollievo per il fatto che le elezioni sono state rinviate a tempo indeterminato. Le manifestazioni pro-Hamas a Gerusalemme dovrebbero preoccupare non solo Israele, ma anche Abbas e la sua Autorità Palestinese.
Le manifestazioni a favore di Hamas dovrebbero anche essere un campanello d’allarme per l’amministrazione Biden e servire da indicatore accurato delle priorità palestinesi. L’amministrazione Biden parla di rilanciare il processo di pace in stallo tra Israele e i palestinesi sulla base della „soluzione dei due Stati“. Hamas e le migliaia di palestinesi che hanno inneggiato slogan a sostegno di Hamas e Deif, tuttavia, hanno in mente una soluzione diversa: l’annientamento di Israele e la morte degli ebre e più si è, meglio è.
Bassam Tawil è un musulmano che vive e lavora in Medio Oriente.