Stanno emergendo ulteriori prove, tra cui un recente rapporto delle Nazioni Unite, che mostrano che il regime iraniano sta fornendo armi sofisticate al gruppo di miliziani degli Houthi, in Yemen. Il gruppo è stato riconosciuto come organizzazione terroristica dalla precedente amministrazione statunitense.
di Majid Rafizadeh
Come affrontano tale questione l’Unione Europea e l’amministrazione Biden? L’amministrazione Biden ha sospeso alcune sanzioni per accuse di terrorismo che l’amministrazione Trump aveva imposto agli Houthi e la nuova amministrazione sta riesaminando il dossier Houthi per poter rimuovere il gruppo dalla lista delle organizzazioni terroristiche. Il segretario di Stato Antony Blinken ha dichiarato di nutrire una „profonda preoccupazione in merito al riconoscimento“ degli Houthi come organizzazione terroristica. L’UE e l’amministrazione Biden sembrano essere impegnate a tracciare la strada per tornare all’accordo sul nucleare iraniano – che Teheran non ha mai firmato e che le consente alla fine di avere armi nucleari – e revocare le sanzioni contro il regime teocratico.
Il rapporto annuale delle Nazioni Unite ha inoltre rivelato che non solo gli Houthi ricevono armi dal regime iraniano, ma che vengono anche addestrati dagli apparati militari iraniani:
„Un numero crescente di prove sta a indicare che individui o entità nella Repubblica islamica dell’Iran forniscono quantitativi considerevoli di armi e loro componenti agli Houthi. Il panel sta indagando su un gruppo di individui che si recarono in Oman nel 2015 a bordo di ‚voli di soccorso‘ per poi proseguire verso la Repubblica islamica dell’Iran. Uno di questi individui in seguito dichiarò di avere ricevuto un addestramento navale a Bandar Abbas e in seguito continuò ad agevolare il contrabbando marittimo per conto degli Houthi“.
Secondo il rapporto dell’ONU, il regime di Teheran consegna armi perfino nei porti yemeniti:
„Il gruppo di esperti ha documentato diverse rotte di rifornimento agli Houthi che coinvolgono navi tradizionali (dhows) nel Mar Arabico. Armi e attrezzature vengono trasbordate nelle acque dell’Oman e della Somalia su imbarcazioni più piccole, con il carico consegnato nei porti sulla costa meridionale dello Yemen e contrabbandato via terra agli Houthi o, in alcuni casi, attraverso lo Stretto del Bab-el-Mandab, direttamente nelle aree controllate dagli Houthi. La mancanza di capacità della Guardia costiera yemenita e la corruzione dilagante nelle zone controllate dal governo dello Yemen sono fattori che contribuiscono a consentire al contrabbando di prosperare nonostante una serie di sequestri di spicco“.
Il Corpo dei Guardiani della Rivoluzione Islamica (IRGC) riconosciuto dal Dipartimento di Stato come un‘organizzazione terroristica straniera è un importante sostenitore e finanziatore degli Houthi e ha intensificato la fornitura di armi allo Yemen. Le armi includono missili guidati anticarro, fucili di precisione e lanciarazzi.
Il gruppo terroristico degli Houthi utilizza le armi ricevute per promuovere gli interessi dei mullah. L’Arabia Saudita, rivale dell’Iran è stata l’obiettivo principale da parte di Teheran del rifornimento di armi agli Houthi. In un attacco del 2017, i miliziani Houthi presero di mira l’Arabia Saudita lanciando quattro missili balistici. I ribelli Houthi hanno inoltre rivendicato la responsabilità degli attacchi con droni a due impianti sauditi di Aramco, nel cuore dell’industria petrolifera del Regno. Gli obiettivi erano l’impianto di lavorazione del petrolio più grande al mondo, situato ad Abqaiq, nei pressi di Damman, nella provincia orientale, e il secondo giacimento petrolifero più grande del Paese, sito a Khurais. Gli Houthi possono garantire all’Iran una fondamentale leva geopolitica perché il gruppo terroristico è ora in grado di lanciare missili balistici in qualsiasi Paese del Golfo.
Dopo l’attacco alle installazioni petrolifere dell’Arabia Saudita, il famoso quotidiano statale Kayhan, il cui direttore è uno stretto consigliere della Guida Suprema Ali Khamenei ed è stato nominato da lui, aveva in prima pagina un articolo il cui titolo era: „Gli Houthi hanno sparato un missile contro Riad. Dubai sarà la prossima“.
Già nel 2019, gli Houthi avevano lanciato un missile contro un impianto nucleare di Abu Dhabi, un atto molto probabilmente destinato a provocare grosse perdite tra i civili. Per fortuna, il lancio del missile non andò a buon fine.
Anche i leader iraniani hanno ammesso di aiutare gli Houthi. L’influente clerico Mehdi Tayeb ha affermato che il fallito attacco degli Houthi all’impianto nucleare di Abu Dhabi è stato compiuto in più fasi dall’IRGC con il sostegno della Marina iraniana. Inoltre, il vice comandante della Forza Quds dell’IRGC, Esmail Ghani, ha dichiarato: „Coloro che difendono lo Yemen sono stati addestrati sotto la bandiera della Repubblica islamica dell’Iran“.
I mullah vogliono anche prendere il controllo dello Yemen, come di fatto è accaduto in altri Paesi come il Libano, mediante l’emissario Hezbollah; in Siria e in Iraq, con la Striscia di Gaza in lista d’attesa.
In effetti, questa missione rivoluzionaria del regime fa parte della sua Costituzione, il cui Preambolo recita che la Costituzione „fornisce la base per assicurare la continuazione della Rivoluzione in patria e all’estero“. E prosegue affermando:
„L’Esercito della Repubblica islamica dell’Iran e il Corpo dei Guardiani della Rivoluzione Islamica (IRGC) (…) saranno responsabili non solo di controllare e preservare le frontiere del Paese, ma anche di realizzare la missione ideologica del jihad in accordo con la legge di Dio, al fine di estendere la sovranità della legge di Dio in ogni parte del mondo“.
Compiacendo i mullah iraniani al potere, l’UE e l’amministrazione Biden incoraggiano il regime di Teheran e il suo gruppo terroristico, gli Houthi.
Majid Rafizadeh, accademico di Harvard, politologo e uomo d’affari, è anche membro del consiglio consultivo della Harvard International Review, una pubblicazione ufficiale della Harvard University, e presidente del Consiglio internazionale americano sul Medio Oriente. È autore di molti libri sull’Islam e sulla politica estera statunitense.