Gli occidentali ignorano consapevolmente la cultura palestinese che glorifica la morte

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Die beiden Hamas-Führer Yahya Al-Sinwar and Ismail Haniyeh. Foto Al-Resalah
Die beiden Hamas-Führer Yahya Al-Sinwar and Ismail Haniyeh. Foto Al-Resalah
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In Israele le attività contro la propaganda sono state per decenni caratterizzate da una grande incompetenza del governo. Nella misura in cui esistono queste attività, un elemento che non ha mai attirato l’attenzione necessaria è il fatto che la società palestinese è permeata da una cultura che glorifica la morte e l’omicidio.

Analisi di Manfred Gerstenfeld

Questo non è vero solo per Hamas che fonda il suo desiderio di uccidere gli ebrei su quello che chiama il desiderio divino di Allah. Ma vale anche per l’Autorità palestinese che premia i terroristi assassini. Se i terroristi muoiono durante un’azione criminale, la loro ricompensa finanziaria mensile va alle loro famiglie. Non è solo la leadership palestinese a glorificare la morte. Ci sono anche molte persone che lo fanno, tra cui alcune madri di chi è morto mentre commetteva un attentato terroristico. In che modo Israele e i suoi sostenitori avrebbero potuto mettere in risalto questa cultura della glorificazione della morte? Un primo obiettivo sarebbe dovuto essere il mondo cristiano. Parte dell’ethos della morte ha una base teologica. Molti assassini musulmani anche in altre parti del mondo gridano “Allah Akbar” (Allah è grande), prima di commettere il loro crimine. I cristiani non possono allontanarsi dai loro testi biblici in cui nei Dieci Comandamenti si dice “Non uccidere”. Una delle principali organizzazioni cristiane anti-israeliane è il Consiglio Ecumenico delle Chiese (CEC): raggruppa principalmente denominazioni cristiane protestanti e ortodosse. Nuovi esempi teologici di citare dio come promotore di omicidio da parte di aspiranti terroristi palestinesi, dovrebbero essere sottoposti periodicamente al CEC. Questa azione dovrebbe essere intrapresa dal governo israeliano, o dalle organizzazioni interessate e da tutte le persone coinvolte.

Un altro obiettivo utile allo scopo, sono le chiese che boicottano Israele e che distolgono consapevolmente il loro sguardo dagli omicidi e dai crimini palestinesi. Una di queste è la Chiesa Presbiteriana Americana. Il 25 giugno del 2018 durante la sua assemblea è stata approvata una risoluzione sulla violenza tra palestinesi di Gaza e truppe israeliane al confine con la fascia costiera. Mentre all’inizio questa risoluzione si riferiva anche ad Hamas, in seguito tuttavia i riferimenti a questa organizzazione terroristica genocida sono stati eliminati prima che fosse adottata. Questo è un chiaro esempio di leader cristiani che chiudono consapevolmente gli occhi sul mandante dell’omicidio. Si potrebbe continuare con il raccomandare ai delegati presbiteriani di rileggersi i “ Dieci Comandamenti,” ogni giorno, prima di colazione. Si potrebbe anche chiedere loro quando hanno finalmente preso posizione contro la glorificazione della morte – in parte teologica – da parte dei musulmani?” Sarebbe solo l’inizio del loro imbarazzo. Le chiese dovrebbero anche essere regolarmente aggiornate con nuovi esempi di questa glorificazione palestinese della morte in nome di Allah. Copie di queste informazioni dovrebbero essere inviate anche ai predicatori e ai capi delle chiese presbiteriane locali. Per quelli che sostengono la campagna BDS contro Israele, sarebbe un forte insegnamento della loro cattiva condotta. Per coloro che si oppongono al BDS, rafforzerebbe la loro battaglia per annullare la decisione della loro chiesa a favore del BDS. Qualche settimana fa, 1080 parlamentari europei ipocriti, si sono espressi contro l’annessione da parte di Israele di terre in Cisgiordania per favorire una soluzione a due Stati. Probabilmente mai prima d’ora un tale numero di parlamentari europei aveva firmato una risoluzione contro un qualcosa di veramente malvagio. Anche in questo caso c’era un aspetto teologico. Vescovi anglicani che sono membri della Camera dei Lord hanno firmato la lettera. Questi erano il vescovo di Southwark, il reverendo Christopher Chessun, e i vescovi di Coventry, Portsmouth, Salisbury e Worcester, insieme all’ex capo della Chiesa anglicana, Rowan Williams. Bisognerebbe chiedere loro qual è l’ultima volta in cui si siano schierati, se mai l’abbiano fatto, contro la glorificazione della morte da parte dei palestinesi in particolare, sulla base di ordini di Allah. Perché dovrebbero sostenere l’assegnazione ai palestinesi di uno Stato in quanto è ovvio che la glorificazione della morte, che va contro i loro stessi insegnamenti religiosi, non scomparirà con la sua creazione? Gli elementi culturali profondamente radicati non cambiano rapidamente.

Anche l’UE può essere un obiettivo primario per smascherare la sua passività riguardo all’etica della morte palestinese dato che raramente l’ha menzionata esplicitamente. Una delle dichiarazioni più immorali è arrivata dal vicepresidente dell’UE Josep Borrell, suo alto rappresentante per gli affari esteri e la sicurezza. A questo ex ministro socialista spagnolo è stato chiesto un parere sulla chiamata dell’Iran per la distruzione di Israele. Ha risposto “L’Iran vuole spazzare via Israele? Non c’è niente di nuovo qui. Dobbiamo conviverci.” Anche la posizione europea di appoggiare una “soluzione con due Stati” sostiene di fatto indirettamente la glorificazione palestinese della cultura della morte. Le Nazioni Unite sono un altro facile obiettivo per denunciare l’ipocrisia. Questo è vero per l’organizzazione stessa. Va notato che Nickolay Mladenov, coordinatore speciale delle Nazioni Unite per il processo di pace in Medio Oriente, ha il suo ufficio a Gerusalemme. Dato che vive in Israele, conosce esattamente i dettagli della glorificazione della morte e dell’omicidio da parte dei palestinesi. Bisognerebbe chiedergli continuamente perché non si esprime contro la promozione dell’omicidio palestinese. Le Nazioni Unite hanno pubblicato la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Dice che tutti sono responsabili delle proprie azioni e perciò anche Mladenov, che quindi commette un grosso errore se continua a non denunciare i palestinesi. Tutto ciò solleva ancora una volta il problema della complicità. Ciò vale in particolare per i presbiteriani americani che hanno votato per una risoluzione in cui i crimini di Hamas sono stati rimossi. Hanno chiuso consapevolmente gli occhi di fronte alle azioni di un movimento terroristico genocida. Non si può evitare la domanda base. Se uno s’impegna nel conflitto israelo-palestinese e tace sulla massiccia cultura della glorificazione della morte e dell’omicidio nella società palestinese, è un complice del male? Questa domanda è emersa recentemente in un caso di maggior rilevanza.

Il Ministro degli Affari Esteri olandese, Stef Blok (Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia), e il Ministro del Commercio Internazionale e della Collaborazione allo Sviluppo, Sigrid Kaag (Partito Democratici 66), hanno informato il parlamento olandese che l’ONG che aveva assunto due terroristi palestinesi sospettati dell’omicidio della 17enne israeliana Rina Sherb nell’agosto 2019, era stata pagata con fondi per lo sviluppo olandesi. Nel 2017 entrambe le persone avevano ricevuto un pass dalla rappresentanza diplomatica olandese a Ramallah. Con quel documento potevano presentarsi come “collaboratori” di un’organizzazione partner della rappresentanza olandese I terroristi palestinesi avevano lavorato per l’ONG palestinese Union of Agricultural Work Committee (UAWC) fino al 2019. Il Ministero di Sigrid Kaag ha pagato 20 milioni di euro all’organizzazione. Anche dopo essere stata avvertita dalla ONG Monitor e da UK Lawyers for Israel (UKLFI), ha continuato a sovvenzionare l’organizzazione fino al 2020. Ciò ha portato alla reazione di un parlamentare del partito olandese di destra “ Forum per la Democrazia “ che ha twittato che Kaag era corresponsabile di questo omicidio. Poi si è scusato. Non si possono fare tali accuse in forma affermativa, ma solo attraverso interpellanze. Ci sono molte altre organizzazioni con approcci simili riguardo al loro atteggiamento nei confronti dell’etica della morte palestinese.

Una di queste è la principale organizzazione masochistica ebraica negli Stati Uniti – JStreet. Hanno mai affrontato la questione della glorificazione palestinese della morte? Possono essere bombardati con esempi di questo, per sottolineare il loro silenzio. Dato che sono così pesantemente coinvolti nel conflitto israelo-palestinese, non possono sostenere l’ignoranza del problema e la domanda se il loro silenzio li rende complici è valida. Questo articolo elenca solo un piccolo numero di esempi rispetto al numero molto maggiore di quelli che si sono verificati e sono tuttora in corso. Quanto scritto mostra anche l’enorme incompetenza dei governi israeliani e dei Primi Ministri che si sono succeduti, nel non sviluppare pubblicamente questo argomento.

Manfred Gerstenfeld è stato insignito del “Lifetime Achievement Award” dal Journal for the Study of Antisemitism, e dall’ International Leadership Award dal Simon Wiesenthal Center. Ha diretto per 12 anni il Jerusalem Center for Public Affairs. Prima pubblicazione in italiano a cura di Informazione Corretta. Traduzione di Yehudit Weisz.