Sovranità: può Israele espandersi mentre la Francia si sta riducendo?

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Bruxelles - Commission Européenne. Foto Fred Romero, CC BY 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=78794135
Bruxelles - Commission Européenne. Foto Fred Romero, CC BY 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=78794135
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La Francia si è presentata ai media come il leader di quei Paesi che vogliono che l’Unione Europea prenda provvedimenti punitivi contro Israele se annette parte della Cisgiordania. Tuttavia, la riunione dei Ministri degli Affari Esteri dell’UE del 15 maggio non ha nemmeno raggiunto un accordo su una mozione più blanda. Questo tentativo di leadership anti-israeliana francese arriva nel momento meno favorevole nella storia di quel Paese.

Analisi di Manfred Gerstenfeld

Fino al 17 maggio, la Francia ha avuto oltre 27.000 morti per il Coronavirus, e questo la colloca tra le nazioni europee più colpite. I problemi economici sono considerevoli. Già prima della pandemia, il rapporto tra il PIL e il debito della Francia era pessimo, quasi al 100%. L’UE dice ai suoi Stati membri di impegnarsi affinché tale rapporto si aggiri intorno al 60% e il deficit di bilancio non superi il 3%. A metà aprile, i ministri francesi avevano previsto un deficit di bilancio del 9% per il 2020 e un rapporto PIL / debito del 115%. Questo potrebbe essere anche ottimistico. La popolarità del Presidente Emanuel Macron è in calo: verso la fine di aprile era valutato al 38%, mentre all’inizio della pandemia era aumentato. Per molto tempo l’UE è stata guidata da un asse franco-tedesco. Per decenni i tedeschi sono stati disposti a dare alla Francia un ruolo nell’UE più ampio di quanto meritasse, a causa del peso politico ed economico che esercitava. Questo era collegato all’atroce passato bellico della Germania. Il loro profilo inferiore a quello che avrebbero dovuto avere andava bene ai tedeschi. Durante la lunga cancelleria di Angela Merkel iniziata nel 2005, la Germania è diventata più dominante. Ciò è stato tanto più vero poiché il precedente presidente socialista francese François Hollande (2012-2017) era stato un leader debole. Un ulteriore declino dello status della Francia è incombente. Il quotidiano tedesco Die Welt ha scritto che la Francia era terribilmente mal preparata per la pandemia, che ha pagato con molte morti. Ha aggiunto che la Francia era ormai economicamente molto indietro rispetto alla Germania. C’è stata un’enorme perdita di fiducia da parte dei cittadini francesi nella leadership politica del loro Paese. Il documento ha anche affermato che in passato in Francia si aveva la sensazione di occupare una posizione intermedia tra i Paesi dell’UE del Nord Europa e l’Europa meridionale, economicamente problematica. Dopo la crisi del Coronavirus, la Francia appartiene chiaramente al gruppo meridionale. Esistono altri Paesi, membri dell’Unione Europea, che incoraggiano un estremismo anti-Israele. Perché la Francia vorrebbe essere il capo del campo anti-israeliano riguardo all’annessione? In questo momento critico di fallimento nazionale la Francia non dovrebbe guardare di più al proprio interno? Perché vuole assumersi un ruolo di primo piano a livello internazionale?

Incidente diplomatico

Numerosi fattori sembrano entrare in gioco. La politica estera francese è la sfera di interesse prioritaria del Presidente del Paese. Già un ex assistente del Presidente francese Nicolas Sarkozy (2007-2012), mi aveva detto che era molto difficile per il suo capo tenere sotto controllo il Ministero degli Esteri. Il Quai d’Orsay – dato che l’ufficio prende spesso il nome dal luogo in cui è situato- si comporta in modo molto indipendente. Ha avuto una politica filoaraba fin dal XIX secolo. Nel 2008, David Pryce-Jones pubblicò il suo libro: “Tradimento: Francia, gli arabi ed gli ebrei”. La sua ricerca includeva documenti a cui aveva avuto accesso dagli archivi del Ministero degli Esteri francese e giunse alla conclusione che la Francia ha fatto più danni in Medio Oriente di qualsiasi altro Paese. Sebbene la Francia abbia perso il suo impero, cerca comunque di mantenere a tutt’oggi un’immagine di ‘grandeur’ ben oltre il suo reale peso politico ed economico. Ciò significa anche guardare con disprezzo verso Israele. Un ben noto incidente diplomatico si era verificato nel 2001 a una cena privata ospitata da Conrad Black, allora proprietario del Daily Telegraph, in cui l’ambasciatore francese nel Regno Unito Daniel Bernard, definì Israele un”piccolo Paese di merda”. Quando la moglie di Black, Barbara Amiel rese pubblico questo episodio, Bernard cercò di negare le proprie dichiarazioni. Lo scandalo non gli creò problemi in Francia, visto che Bernard fu nominato ambasciatore in Algeria, un altro incarico importante. È morto lì nel 2004. Gérard Araud venne nominato ambasciatore francese in Israele nel 2003. Non aveva ancora presentato le sue credenziali quando disse: “Sharon (che all’epoca era il Primo Ministro di Israele) è un criminale e Israele è paranoico.” Questo gli è quasi costato il posto. Usando l’espressione “paranoico”, ha dimostrato ancora più chiaramente il mix francese di politica e psicologia. Forse qui abbiamo anche un’indicazione di uno dei motivi per cui la Francia vuole ancora guidare il campo anti-israeliano riguardo l’annessione. Il fattore psicologico può svolgere un ruolo importante.

La Francia non è totalmente sovrana sul proprio territorio. Esistono numerose aree “difficili da gestire”. La polizia francese ha difficoltà a entrare in queste aree e uscirne incolume. È un segno di totale impotenza e inettitudine del governo, che questa situazione ha acuito. È un balzo psicologico troppo lungo pensare che, da un lato, la Francia ha rinunciato a parte della sua sovranità sul proprio territorio, mentre da un altro lato, la “piccola Israele di merda” vuole allargare la propria sovranità? Questo è psicologicamente insopportabile. Perché la Francia dovrebbe porre l’accento sul diritto internazionale se non è nemmeno in grado di applicare appieno le sue leggi nazionali? Non si può far stendere un Paese sul lettino dello psicanalista . Ma il pensiero merita almeno di essere espresso.

Manfred Gerstenfeld è stato insignito del “Lifetime Achievement Award” dal Journal for the Study of Antisemitism, e dall’ International Leadership Award dal Simon Wiesenthal Center. Ha diretto per 12 anni il Jerusalem Center for Public Affairs. Prima pubblicazione in italiano a cura di Informazione Corretta. Traduzione di Yehudit Weisz.