Le relazioni con la Polonia: Israele deve essere costantemente vigile

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Foto Gripper, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=50350726
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Le relazioni polacco-israeliane sono complesse, considerando il passato della Polonia. Per questo, Israele deve essere costantemente vigile per evitare la falsificazione degli orribili passati avvenimenti storici . Un problema delicato che si è presentato è stata la legge polacca sulla Shoah, poi modificata nel 2018, dopo aver suscitato molte reazioni internazionali.

Analisi di Manfred Gerstenfeld

La pubblicità che ne è derivata ha nuovamente portato alla ribalta la massiccia partecipazione dei polacchi allo sterminio di ebrei durante la Shoah, verificati anche a guerra finita. Molti dettagli sono riemersi. Lo storico Jan Gross, ampiamente citato, nel suo libro, Neighbours (Vicini), ha documentato come gli ebrei del villaggio di Jedwabne, durante la Shoah, sono stati bruciati vivi in un fienile dai loro concittadini polacchi. Anche il lavoro dello storico Jan Grabowski che insegna all’Università di Ottawa, in Canada, ha ricevuto molta attenzione. Lui e i suoi colleghi ricercatori hanno descritto l’assassinio di 200.000 ebrei da parte dei polacchi durante la Shoah. Questa cifra che era già stata redatta dallo storico ebreo polacco Szymon Datner circa cinquant’anni fa. Il Simon Wiesenthal Center (SWC) ha pubblicato per la prima volta un documento, declassificato nel 1946, che confrontava il trattamento polacco degli ebrei con quello dei nazisti tedeschi. Dopo la guerra molti ebrei preferirono fuggire persino in Germania piuttosto che tornare in Polonia. Il più noto tra i crimini antisemiti polacchi nell’immediato dopoguerra è il pogrom del 1946 nella città di Kielce dove furono uccisi 37 ebrei. Nell’estate del 1968, cinquant’anni fa 13.000 persone di origine ebraica furono spogliate della loro cittadinanza polacca ed espulse dal paese. In occasione dell’anniversario, il presidente polacco Andrzej Duda ha offerto scuse ambigue. Il Washington Post ha intitolato l’articolo: “Il presidente della Polonia offre scuse senza scusarsi per la purga antisemita del ‘ ’68. Più di quindici anni fa ho intervistato l’allora capo dell’Istituto internazionale per la ricerca sulla Shoah a Yad Vashem, David Bankier. Mi disse: “La maggior parte delle organizzazioni clandestine polacche credevano che la Polonia post-hitleriana sarebbe stata un paese senza ebrei … coloro che erano rimasti avrebbero dovuto lasciare la Polonia dopo la guerra. Questo punto di vista era espresso anche nell’organizzazione Zegota, per gli aiuti agli ebrei dalla resistenza polacca. Tra loro c’erano persone che mettevano in pericolo la propria vita “. Bankier ha osservato che la convinzione che la Polonia non fosse un paese in cui gli ebrei dovevano vivere era altamente indicativa dell’accuratezza nel descrivere i reali sentimenti dei polacchi in quel momento. Uno studio del 2011 dell’Università di Bielefeld (Germania) ha rilevato che il 63% dei polacchi concorda con l’affermazione secondo cui: “ciò che lo Stato di Israele fa oggi ai palestinesi non è in linea di principio diverso da quello che i nazisti fecero agli ebrei nel Terzo Reich”.

Questa percentuale era sostanzialmente più elevata che negli altri paesi europei in cui è stato condotto il sondaggio. Il diplomatico polacco Jan Dziedziczak, vicedirettore del Ministero degli Esteri polacco, si è lamentato per una dichiarazione arrivata dal museo Yad Vashem in cui si afferma che la maggior parte degli agenti di polizia polacchi dopo il 1939, tornarono in servizio sotto gli occupanti tedeschi. Riferisce anche che nel 1943 16.000 poliziotti polacchi prestarono servizio sotto i tedeschi. Yad Vashem afferma che la polizia polacca che è stata impiegata “su larga scala contro la popolazione ebraica”, e “ha avuto un ruolo attivo nel sorvegliare i ghetti nella Polonia occupata, nella ricerca di ebrei che hanno cercato rifugio presso la popolazione locale dopo essere fuggiti da ghetti e campi “. La polizia polacca ha dimostrato “assoluta devozione” alle autorità naziste, secondo Yad Vashem, “sebbene si siano verificati anche dei casi di assistenza agli ebrei da parte di alcuni ufficiali”. Fintanto che le autorità israeliane calibrano le loro dichiarazioni e si attengono alla verità dei fatti, avranno la base morale per intervenire nelle relazioni israelo-polacche, che sono però a rischio se viene a mancare la verità storica. Israel Katz lo ha dimostrato poco dopo essere diventato ministro degli Esteri israeliano. Citando l’ex primo ministro israeliano Yitzhak Shamir, ha affermato che i polacchi si nutrono di antisemitismo già con il latte materno. Quell’affermazione era già falsa quando la disse Shamir. Nessuno nasce antisemita o beve l’antisemitismo con il latte materno. Katz ha danneggiato gravemente quello che avrebbe potuto essere un importante successo diplomatico israeliano – un incontro ufficiale dei quattro paesi di Visegrad (Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia e Slovacchia) in Israele. La Polonia ha annullato la sua partecipazione, portato così all’annullamento della riunione. Il primo ministro israeliano Binyamin Netanyahu aveva invece lavorato pazientemente per migliorare le relazioni con questi paesi. Le parole di Katz hanno persino attirato la condanna del segretario di Stato americano pro-israele, Mike Pompeo. Il ministro israeliano avrebbe servito bene gli interessi del suo paese se si fosse scusato per quanto aveva detto. Un altro israeliano che apparentemente non sa il significato delle parole è il controverso storico dell’Università Ebraica di Gerusalemme Daniel Blatman, che ha accettato l’offerta del governo polacco di assumere l’incarico di direttore storico del discusso Museo della Shoah che dovrebbe riaprire a Varsavia nel 2023. Blatman ha attaccato duramente Yad Vashem in un articolo intitolato “Yad Vashem insegna la Shoah come i paesi totalitari insegnano la storia”.

Ciò che sarà rappresentato nel museo potrà potenzialmente portare a futuri conflitti sostanziali. Yehuda Bauer, il principale studioso israeliano della Shoah, ha affermato che a quanto pare il ruolo di Blatman deve servire da foglia di fico ebreo-israeliana. A tale scopo era stato nominato un quanto storico vicino alle posizioni del governo polacco. Il forte desiderio di molti polacchi di ripulire il passato e quindi di distorcere la storia del loro paese porta alla necessità che Israele anticipi i chiarimenti necessari . Un esempio attuale è la discussione in Germania sull’istituzione di un monumento a Berlino dedicato ai polacchi assassinati durante l’occupazione tedesca. Le atrocità tedesche dovrebbero essere ricordate, ancora di più ora in vista degli sviluppi contemporanei della Germania. Come ebrei dovremmo essere sensibili alle atrocità estreme commesse contro altri, tanto più se compiute dalla nazione che ha sterminato gli ebrei. Apparentemente questa questione monumentale non ha nulla a che fare con gli ebrei, eppure sarà bene essere attenti. Nel 1979 il “polacco” Papa Giovanni Paolo II visitò Auschwitz, dove disse: “Sei milioni di polacchi hanno perso la vita durante la seconda guerra mondiale, un quinto della nazione”. Questo era uno dei modi per evitare di toccare certe verità imbarazzanti.. Tre milioni di polacchi furono assassinati dai tedeschi, il dieci percento del popolo polacco. I tedeschi vedevano i polacchi come un popolo inferiore. Tre milioni di ebrei polacchi furono uccisi per antisemitismo sterminatore, oltre il 90% degli ebrei polacchi. I tedeschi consideravano gli ebrei come sub-umani e parassiti. La questione di un monumento per le vittime polacche a Berlino sembrava finora in gran parte di interesse burocratico. Eppure, improvvisamente, durante la sua recente visita in Polonia, alcune settimane fa, tra luglio e agosto di quest’anno, il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas si è espresso a favore di un memoriale tedesco per le vittime polacche del regime nazista. Ha affermato: “Un simile memoriale non è solo un gesto di riconciliazione, sarebbe importante anche per noi tedeschi”. Se il monumento per le vittime polacche verrà costruito a Berlino, gli ebrei e Israele devono assicurarsi con largo anticipo che non compaiano aspetti che distorcono la storia.

Manfred Gerstenfeld è stato insignito del “Lifetime Achievement Award” dal Journal for the Study of Antisemitism, e dall’ International Leadership Award dal Simon Wiesenthal Center. Ha diretto per 12 anni il Jerusalem Center for Public Affairs. Prima pubblicazione in italiano a cura di Informazione Corretta. Traduzione di Angelo Pezzana.