Intellettuali ebrei contemporanei e la tradizione masochista

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Symbolbild. Foto afps14 / Flickr. CC BY-NC 2.0
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Il 17 maggio scorso, il parlamento tedesco, il Bundestag, ha approvato una risoluzione secondo cui il BDS è uguale all’antisemitismo. In risposta, 240 studiosi ebrei e israeliani hanno scritto una lettera respingendo questa equivalenza, invitando il governo tedesco a non dare seguito a questa risoluzione per proteggere e rispettare la libertà di parola sotto attacco.
Questo è uno dei tanti atti tipici del masochismo ebraico contemporaneo, per una serie di ragioni. La libertà di parola in Germania ha, in passato, condotto agli atti criminali più estremi della storia contro gli ebrei. Ci sono ancora oggi sopravvissuti che possono testimoniarlo.
Analisi di Manfred Gerstenfeld

Ci sono invece una serie di importanti questioni che promuovono l’antisemitismo nella società tedesca contemporanea, ma questi 240 studiosi non hanno protestato. Hezbollah, che promuove il genocidio, è autorizzata a operare liberamente in Germania, un paese che sostiene molte risoluzioni anti-israeliane alle Nazioni Unite e istituzioni associate, mentre non esistono risoluzioni simili contro molte nazioni responsabili di leggi criminali.

Questo è un atto antisemita, secondo la principale definizione di antisemitismo, (International Holocaust Remembrance Association –IHRA-)

I suddetti accademici ebrei non hanno protestato contro l’immigrazione di centinaia di migliaia di antisemiti tra i rifugiati provenienti da paesi musulmani che sono entrati in Germania dal 2015. Va notato che questi antisemiti importati non distinguono nei loro pregiudizi e odio tra ebrei masochisti e non masochisti .

Il masochismo era ed è una componente sostanziale della società israeliana e del mondo ebraico. È una tradizione millenaria. Eppure è quasi del tutto ignorato nel dibattito contemporaneo ebraico, anche se vi sono tendenze masochiste persino nelle origini dell’ebraismo. Durante i periodi di avversità, le nazioni pagane spesso hanno incolpato gli ebrei di ogni crimine e per ogni disgrazia. Il Tanach (La Bibbia ebraica) fornisce esempi illuminanti durante il dominio assiro della terra di Israele. Quando i nuovi abitanti furono attaccati dai leoni, chiesero a un sacerdote israelita di insegnare come adorare il Signore mentre ancora adoravano i loro dei.

Gli israeliti, al contrario, sotto il continuo ammonimento dei loro profeti, iniziarono invece a incolpare solo se stessi per le loro disgrazie. Ben prima di quel tempo, il patriarca Abramo fece uno sforzo estremo in una discussione dettagliata con il Signore per salvare gli abitanti di Sodoma dalla distruzione. Ma quando il Signore gli ordinò di sacrificare suo figlio Isacco, Abramo era disposto a obbedire a questo ordine divino senza alcuna discussione.
Si può rintracciare questo masochismo anche nel Talmud, dove si afferma esplicitamente: “Il rabbino Abahu dice che bisogna essere sempre tra i perseguitati e non tra i persecutori”. Lo si trova anche nella letteratura ebraica successiva e nell’attuale libro di preghiere ebraico. Nel suo modo autoironico, Woody Allen dice nel film “ Annie Hall”: “Sono relativamente normale per un ragazzo cresciuto a Brooklyn”.

Ancora un altro testo biblico che può portare al masochismo è quello di Isaia, dove è scritto che gli israeliti saranno una “luce per le nazioni”. È un grande atto di masochismo se gli ebrei pensano che quindi lo Stato di Israele ha fallito se è qualcosa in meno della perfezione. Questo tipo di pensiero suscita critiche discriminatori, perchè questi masochisti ebrei non sono in grado di difendere Israele.

In Israele, ci sono molti esempi di fenomeni masochisti. Uno è il riferimento ripetuto al “massacro di Deir Yassin del 1948”. In un suo. libro del professor Eliezer Tauber della Bar Ilan University ha scritto che gran parte di ciò che è stato presentato come atrocità è un mito, esagerato per propaganda politica.

Deir Yassin è un evento estremamente marginale rispetto agli enormi crimini commessi dalle nazioni occidentali nelle colonie o in guerre coloniali, ad esempio quelle portoghesi, inglesi, francesi, olandesi e altre. Nessuna di queste nazioni affronta i propri crimini storici con la stessa frequenza con cui viene menzionato Deir Yassin per Israele.
Tra i 240 firmatari della lettera degli accademici ebrei e israeliani al governo tedesco si trovano numerosi odiatori anti-israeliani. Ecco alcuni fra i molti esempi: uno dei firmatari più noti è Noam Chomsky, che ha sostenuto i diritti dell’accademico francese, Robert Faurisson, uno dei principali negazionisti della Shoah in Europa. Chomsky ha costruito una sorta di difesa affermando che Hitler avrebbe potuto sterminare 6 milioni di ebrei senza essere un antisemita.

Più di recente, ha difeso l’amico “definito fratello” dei terroristi genocidi, Jeremy Corbyn,  dichiarando in un’intervista che avrebbe votato per Corbyn, definendolo una persona per bene. Ha poi accusato Israele per la sua ‘vicinanza’ alle posizioni pro.naziste. Ha anche definito Gaza “un campo di concentramento”.

Alan Dershowitz ha affermato in The Case for Israel che Chomsky ha sempre adottato un doppio standard sul razzismo, incolpando solo Israele per la crisi dei rifugiati del 1948. Chomsky ha anche difeso la politica di Hezbollah in Libano nel 2006..

Chiunque metta il proprio nome sotto un testo firmato da Chomsky dovrebbe pensarci prima mille volte e non fare come la sociologa americana ebrea Judith Butler, che nel 2006 ha dichiarato: ” E’ estremamente importante comprendere Hamas / Hezbollah come movimenti sociali progressisti, perchè sono di sinistra,  fanno parte di una sinistra globale”.

Eppure forse ancora più estremo è il fatto che tra i firmatari della lettera vi siano studiosi della Shoah. Uno dei più problematici è Daniel Blatman, docente di storia dell’ebraismo e della Shoah alla Università di Gerusalemme, ed è anche il principale storico presente nella mostra permanente al Museo del Ghetto di Varsavia. Oltre all’assassinio di massa di ebrei da parte dei tedeschi sul territorio polacco, i polacchi uccisero molti più ebrei di quanti ne avessero salvati. Il fatto che Blatman abbia firmato la suddetta lettera è un’ulteriore indicazione della necessità di seguirlo da vicino per possibili sue distorsioni future.

Quando Blatman descrisse il suo intervento per il museo di Varsavia, non menzionò nemmeno gli assassini polacchi di ebrei durante la Shoah. Blatman ha anche attaccato l’IHRA sul quotidiano Haaretz, sostenendo che è uno strumento del governo israeliano, accusando  l’IHRA di avere creato una definizione di antisemitismo al servizio degli interessi politici del governo israeliano.
Blatman è stato oggetto di pesanti critiche da parte del presidente onorario dell’IHRA, il principale studioso israeliano della Shoah Yehuda Bauer, che ha risposto dalle colonne dello stesso quotidiano contro l’affermazione secondo cui Israele controlla l’IHRA, è antisemitismo. Ha aggiunto che Blatman era stato nominato capo storico del nuovo museo in quanto si era schierato a fianco del regime nazionalista polacco, quindi destinato a servire come foglia di fico ebreo-israeliano alla impostazione del Museo.
Bauer ha scritto: “Non avrei mai immaginato che un attacco antisemita e le critiche velenose di un progetto positivo che promuove il ricordo della Shoah sarebbero arrivati dall’Università ebraica di Gerusalemme sul Monte Scopus e dalla persona che occupa la stessa posizione – capo dell’Istituto per l’ebraismo contemporaneo – che ho contribuito a far nominare decenni fa. Ma si impara, anche alla mia età avanzata. “
Si  dovrebbe dare più attenzione al masochismo ebraico millenario e contemporaneo, mentre è decisamente poco studiato. È una minaccia importante per il corretto funzionamento del mondo ebraico e di Israele. Un ulteriore risultato di tale comportamento masochista è il suo effetto negativo sull’immagine interna e internazionale di ebrei e israeliani in tutto il mondo.
Manfred Gerstenfeld è stato insignito del “Lifetime Achievement Award” dal Journal for the Study of Antisemitism, e dall’ International Leadership Award dal Simon Wiesenthal Center. Ha diretto per 12 anni il Jerusalem Center for Public Affairs. Prima pubblicazione in italiano a cura di Informazione Corretta. Traduzione di Angelo Pezzana.