L’antisemitismo avvolto in una cortina fumogena

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Foto RonF/Flickr.com, CC BY 2.0
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La “cortina fumogena” che avvolge la lotta all’antisemitismo ha destato poca o nessuna attenzione nell’attuale dibattito sull’odio contro gli ebrei in Europa. Eppure vi sono persone che affermano di combattere l’antisemitismo, ma nella migliore delle ipotesi, avviene solo parzialmente. Questo comportamento deriva da diverse motivazioni. Ecco alcuni esempi.

 

Analisi di Manfred Gerstenfeld

Il super esperto in cortine fumogene in Europa è Jeremy Corbyn. Ha chiamato i membri delle organizzazioni terroristiche genocide Hezbollah e Hamas “suoi amici e fratelli”. Ha finanziato un negazionista della Shoah e si è fatto fotografare pubblicamente accanto a un altro manipolatore della Shoah. Corbyn è un fanatico anti-israeliano, in passato ha partecipato a una manifestazione dove vi erano cartelli che affermavano che Israele è uno stato nazista. Ha anche ostacolato l’istituzione di un’organizzazione efficace all’interno del partito laburista nata apposta per combattere l’antisemitismo. Eppure, Corbyn in molte occasioni ha anche dichiarato quanto sia vile l’antisemitismo.

“Ho fatto una campagna contro il razzismo per tutta la vita e la comunità ebraica è stata al centro del partito laburista e della politica progressista in Gran Bretagna per più di cento anni”, ha detto. Corbyn ha anche insistito che “non è antisemita in nessun senso ”e ha definito il pregiudizio contro gli ebrei“ un cancro nella nostra società ”. Sempre all’interno della stessa cortina fumogena invia auguri alla comunità ebraica in occasione delle festività. Si può utilizzare la cortina fumogena contemporaneamente, sia per minimizzare sia per non riconoscere l’antisemitismo. Corbyn ha detto per esempio: ” In politica a volte le persone superano ogni limite e adottano un linguaggio antisemita”. Mentre Corbyn è un noto antisemita part-time, ci sono altri importanti personaggi che rientrano nella stessa categoria fumogena, anche se di natura molto diversa. Uno di questi è il cancelliere tedesco Angela Merkel. È pro-ebrei e pro-Israele, in varie occasioni ha dichiarato che si dovrebbe fare uno sforzo più forte per combattere l’antisemitismo. Ha osservato, ad esempio, che bisogna ripetere alle giovani generazioni: “Che la storia degli orrori è iniziata sul suolo tedesco”. Il 27 gennaio 2019, in occasione della Giornata internazionale della memoria della Shoah, Merkel ha dichiarato in una intervista: “Ogni individuo ha il compito di assumersene la responsabilità e mostrare tolleranza zero contro l’antisemitismo, l’ostilità verso gli umani, l’odio e l’idiozia razziale. Antisemitismo e incitamento sono ancora parte della nostra società di oggi “.

Tuttavia, nonostante il significativo antisemitismo tedesco di destra e di sinistra, dal 2015 la Merkel ha accolto molto più di un milione di rifugiati, molti dei quali provenienti dal mondo arabo. La percentuale di antisemiti tra questi ultimi è molto maggiore di quella della popolazione autoctona. Si potrebbe definire Merkel un importatore umanitario di antisemiti. Oltre agli individui, ci sono anche organizzazioni che applicano tattiche adatte alla cortina fumogena nella lotta contro l’antisemitismo. Il partito laburista britannico ne è un esempio. In cima al partito, accanto a Corbyn, vi sono altri che affermano di combattere l’antisemitismo, mentre in realtà proteggono gli antisemiti. Un’altra organizzazione che merita un’indagine dettagliata per l’uso frequente che fa della cortina fumogena nella lotta all’antisemitismo è l’Unione europea (UE). Un esempio: nel 2002 l’Osservatorio europeo dei fenomeni di razzismo e xenofobia (EUMC) ha chiesto al Center for Antisemitism Research (ZfA) dell’Università di Berlino di analizzare i dati sull’antisemitismo ricevuti da numerosi Stati membri. La ZfA ha concluso il suo documento nell’ottobre 2003. Ha individuato i giovani musulmani di origine araba come i principali colpevoli degli attacchi fisici agli ebrei e del danneggiamento delle sinagoghe. L’EUMC ha soppresso lo studio. Un esempio più recente: nel dicembre 2018, il Consiglio dell’Unione Europea ha approvato una dichiarazione sulla lotta all’antisemitismo, che è stato salutato da Israele come una “svolta”. La dichiarazione, approvata a Bruxelles, richiede anche lo sviluppo di un sistema di sicurezza in comune in grado di proteggere meglio le comunità e le istituzioni ebraiche in Europa. Il primo vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans e il commissario europeo per Giustizia, Consumi e Uguaglianza di Genere Vera Jourová hanno accolto con favore questa dichiarazione con questo comunicato stampa congiunto: “In tempi di crescente odio antisemita, l’adozione unanime della Dichiarazione sulla lotta all’antisemitismo da parte del 28 Stati membri dell’UE inviano un segnale importante alla comunità ebraica; l’UE e ciascuno dei suoi Stati membri, si schierano al loro fianco per garantire loro sicurezza e benessere … Gli Stati membri sono chiamati a utilizzare la definizione di antisemitismo dell’Alleanza internazionale per la memoria della Shoah (IHRA) come strumento di orientamento, un passo importante nella lotta contro l’antisemitismo “.

Tuttavia, ci si può solo chiedere perché l’UE stessa non abbia poi adottato questa definizione. Esistono molti studi sull’antisemitismo diffuso in Europa, compresi studi della UE su come l’antisemitismo viene percepito dagli ebrei. Ci si aspettava che dopo la dichiarazione di dicembre 2018 sarebbe stata creta un’organizzazione all’interno della UE per affrontare l’antisemitismo. Invece, la cortina fumogena è stata ancora una volta utilizzata per “non affrontare davvero” l’antisemitismo. E’ stato nominato un funzionario con scarso personale. E’ già qualcosa, ma la sua efficacia è limitata dai mezzi modesti messi a sua disposizione per combattere questa sfida gigantesca. La tecnica della cortina fumogena nella lotta contro l’antisemitismo è di nuovo entrata in funzione: il pubblico può così credere che la UE abbia dato inizio a una azione efficace contro l’antisemitismo. La cortina fumogena è un fenomeno generalizzato nella società, non limitato alla lotta contro l’antisemitismo. Ad esempio, la cortina fumogena sostenendo una falsa amicizia con Israele è l’ennesima manifestazione di questo tipo di ipocrisia che dovrebbe essere indagata. Il personaggio giusto per cominciare è il candidato democratico alla presidenza degli Stati Uniti, il senatore Bernie Sanders, che disonestamente afferma di essere al 100% pro-Israel.

Manfred Gerstenfeld è stato insignito del “Lifetime Achievement Award” dal Journal for the Study of Antisemitism, e dall’ International Leadership Award dal Simon Wiesenthal Center. Ha diretto per 12 anni il Jerusalem Center for Public Affairs. Prima pubblicazione in italiano a cura di Informazione Corretta. Traduzione di Angelo Pezzana.