Come i pro-palestinesi manipolano i fatti

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Foto EU2017EE Estonian Presidency - Signing the joint notification on the permanent structured cooperation (PESCO), CC BY 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=65928147
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Le due fazioni palestinesi dominanti sono istituzionalmente criminali. Hamas, che governa Gaza, mira al genocidio degli israeliani, anche se di tanto in tanto i suoi leader cercano di nasconderlo. Fatah, il principale partito dell’Autorità Palestinese (PA) glorifica gli assassini di civili israeliani, premiandoli, insieme alle loro famiglie, finanziariamente. 

 

Analisi di Manfred Gerstenfeld

Qualche decennio fa, la maggior parte dei paesi occidentali – non nazionalsocialisti, fascisti o comunisti – avrebbero ancora considerato questa scelta odiosa, detestabile, ripugnante, disgustosa, scandalosa. Invece molti governi occidentali pro-palestinesi, politici e altre istituzioni, nei loro attacchi verbali contro Israele – una democrazia che combatte contro i propri nemici terroristi con una mano legata dietro la schiena a causa del diritto internazionale – non prestano attenzione ai crimini palestinesi, ne andrebbe di mezzo il loro anti-israelismo.

Al fine di comprendere meglio la sistematica trascuratezza di tale crimine, può aiutare la divisione in una serie di categorie.

I più estremisti sono i sostenitori dei movimenti terroristici che mirano al genocidio, anche se è raro che lo dicano apertamente. Un’eccezione è il leader laburista britannico, Jeremy Corbyn, che ha definito Hamas ed Hezbollah suoi “fratelli” e “amici”.

Una seconda categoria sono i protettori degli assassini, molto presenti in partiti e organizzazioni, facili da riconoscere, della sinistra. Una esponente di questa categoria è il ministro degli Esteri socialista svedese, Margot Wallstrom, che ha chiesto un’indagine internazionale sull’assassinio di terroristi da parte di Israele in attacchi omicidi. Poiché non lo ha fatto per nessun altro paese che abbia ucciso terroristi durante questi attacchi, ecco un tipico atto di antisemitismo secondo la definizione dell’International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA). Paradossalmente definizione accettata dalla Svezia

Una terza categoria sono “i correttori” dei crimini palestinesi. Attaccano verbalmente Israele e rimangono in silenzio sull’enorme criminalità dei palestinesi. Il Regno Unito è diventato un paese in cui è facile identificare chi fa parte di questa categoria. Ad esempioi l’ex Ministro Laburista Clare Short.

In una lettera al Financial Times, ha scritto che “ la radice del problema della crescita dell’antisemitismo nel Partito laburista sta nella consapevolezza dell’ingiustizia e della sofferenza inflitte da Israele ai palestinesi “.

Nella lettera non c’era una sola parola sulla criminalità istituzionale e sul sostegno agli omicidi presente nei principali partiti palestinesi che permea la loro società.
In passato Short ha anche invitato a parlare nel Parlamento britannico l’allora leader di Hamas Khaled Mashal. Solo un problema tecnico lo ha impedito.

Una quarta categoria di sono i minimizzatori del crimine istituzionale palestinese.
Il Partito Laburista è di nuovo una buona fonte di esempi. L’ex ministro e Lord Peter Hain, insieme a Daniel Levy, hanno scritto un articolo su Open Democracy in cui citano il “trattamento disgustoso dei palestinesi da parte dei governi israeliani”. E’ vero che hanno prestato anche attenzione, non solo ai diritti dei palestinesi, ma anche ai diritti di Israele. Ma la parola “ripugnante”, o uno dei suoi sinonimi, non è apparsa nel lungo articolo riguardante i palestinesi.

Questo non esclude, a essere onesti, che ci siano anche esponenti della sinistra che affermano esplicitamente che l’uccisione di civili israeliani è un crimine orribile.

Molti, in queste quattro categorie, dichiarano di essere a favore dei diritti umani, della libertà, della giustizia e della moralità. In verità sono principalmente a favore della doppia moralità.

Gli atteggiamenti di queste diverse categorie di manipolatori di fatti dovrebbero dare origine a un dibattito importante, che finora non si è mai verificato.
Fino a che punto queste quattro categorie di alleati, sostenitori o collaboratori pro-palestinesi sono criminali?

Alcune sessioni del dibattito dovrebbero essere specificamente dedicate ai cosiddetti progressisti. Queste categorie di sostenitori pro-palestinesi contengono gli strumenti per valutare la posizione di singoli individui, che rientrano nelle quattro sezioni di cui sopra, presenti soprattutto nei partiti di sinistra europei, in primis tra i socialisti.

Non è certo limitato ai paesi nordici. Anche in Germania, dove chi fa politica avrebbe dovuto imparare dall’ orribile passato di questo paese. Ad esempio, nel 2012, l’allora segretario generale del Partito socialista SPD, Andrea Nahles, ha confermato che Fatah e il SPD hanno molto in comune.

Un altro luogo in cui la suddetta divisione in quattro categorie è presente sono le primarie del Partito Democratico degli Stati Uniti. Bernie Sanders afferma che si dovrebbe “trattare il popolo palestinese con il rispetto e dignità che merita”. Non ha spiegato come questo si adatti alla criminalità istituzionale palestinese. Sanders non l’ha mai nemmeno menzionato. Elizabeth Warren è un’altra candidata alla presidenza che merita la nostra attenzione nella sua campagna delle primarie. Anche i membri del Congresso Ilhan Omar e Rashida Tlaiband ‘antisemite part-time’ e più recentemente Alexandra Ocasio-Cortez possono entrare nelle quattro definizioni.

Anche i media possono anche essere analizzati con l’aiuto di queste categorie. Due esempi, il New York Times o l’ importante quotidiano nazionale tedesco, la SüddeutscheZeitung.
Rimane una domanda importante. Perché questa analisi deve essere fatta qui in un breve editoriale? Dove sono il primo ministro israeliano, il governo e i vari ministri? Perché non affrontano questo approccio per evidenziare la falsa moralità di molti pro-palestinesi ? In tal modo fornirebbero alle ambasciate israeliane all’estero uno strumento utile per riconoscere chi sta dalla parte di chi difende gli atti criminali contro Israele.

Manfred Gerstenfeld è stato insignito del “Lifetime Achievement Award” dal Journal for the Study of Antisemitism, e dall’ International Leadership Award dal Simon Wiesenthal Center. Ha diretto per 12 anni il Jerusalem Center for Public Affairs. Prima pubblicazione in italiano a cura di Informazione Corretta. Traduzione di Angelo Pezzana.