Lo scandalo del Museo Ebraico di Berlino

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Foto Ziko, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=9703524
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Lo staff del Museo Ebraico di Berlino si distingue per una serie notevole di provocazioni contro gli ebrei. Nel 2012, sotto un precedente direttore, il museo finanziato dai contribuenti tedeschi ha ospitato un incontro con Judith Butler, una delle principali odiatrici ebree anti-israeliane. Di fronte a una platea di 700 persone ha chiesto il boicottaggio di Israele. Il pubblico ha spesso gratificato Butler con molti applausi. Nel 2006 Butler aveva affermato che “la comprensione di Hamas / Hezbollah come movimenti sociali progressisti, che fanno parte di una sinistra globale è estremamente importante”.

 

Analisi di Manfred Gerstenfeld

Qualche settimana prima dell’incontro al Museo di Berlino, una associazione della città di Francoforte ha deciso di conferire a Butler il prestigioso premio “Theodore Adorno” per l’eccellenza nel campo delle scienze umane. Un altro invitato, Farid Hafez, aveva pubblicato un libro sui “pensatori politici islamici”, dove i fondatori dei Fratelli Musulmani venivano presentati come democratici e anti-imperialisti. Le loro azioni genocide contro gli ebrei in Palestina non sono state menzionate. Era stato invitato a parlare di islamofobia. Nel 2013 l’oratore principale di una conferenza sull’antisemitismo in Europa è stato Brian Klug, un ricercatore di filosofia di Oxford. Ha sostenuto che il sionismo “impedisce agli ebrei di avere una normale concezione della propria vita”.

Nel marzo di quest’anno, il direttore del museo Peter Schäfer ha invitato il diplomatico iraniano Seyed Ali Moujani, che ha affermato che l’antisionismo non è antisemitismo. L’Unione tedesca delle comunità ebraiche, il Zentralrat der Juden, a giugno ha attaccato il Museo perché ha promosso via tweet una raccomandazione a leggere un articolo intitolato “240 accademici a favore del BDS” sul quotidiano dell’estrema sinistra, TAZ. Il giornale aveva riferito che un gruppo di studiosi israeliani ed ebrei avevano criticato il parlamento tedesco per la sua mozione del 17 maggio, che considerava antisemita il movimento di boicottaggio di Israele BDS. Il Zentralrat scrisse che il Museo era come un treno deragliato dai binari, aggiungendo che il Museo “ha perso la fiducia della comunità ebraica in Germania”. Per inciso: non a caso, sia Butler che Klug erano tra i 240 accademici a favore del BDS. Quell’ elenco comprendeva decine di altri fanatici odiatori di Israele.

All’inizio di quest’anno, Schäfer ha invitato Tom Gross, giornalista britannico e esperto del Medio Oriente, a visitare la mostra di Gerusalemme esposta nel museo. Gross, a visita conclusa, ha criticato la mostra con termini forti. Ha dichiarato al Jerusalem Post – e scritto sul suo sito Facebook- : “Recentemente sono stato invitato dal direttore del Museo Ebraico di Berlino a visitare la mostra” Gerusalemme”. Sono rimasto scioccato dalla prevalenza del movimento anti-sionista, spesso antisemita e marginale di Neturei Karta nella parte ebraica della mostra. I cartelli odiosi di questo gruppo (che hanno sostenuto i negatori della Shoah in Iran) sono stati esposti senza alcuna spiegazione su chi fossero”. Gross ha aggiunto: “Quando ho inviato il mio sgomento al direttore del Museo, anche se ero stato un invitato, non mi hanno risposto. La mostra di Gerusalemme è tuttora aperta, in quanto le sezioni permanenti sono chiuse per ristrutturazione. Spero solo che quando riaprirà darà una valutazione onesta della Shoah e dell’antisemitismo, e non una versione distorta “.

Il Jerusalem Post aveva dato risalto al tweet sul Museo, pubblicando ulteriori critiche da varie fonti. Tra questi c’era il sindaco di Francoforte, Uwe Becker, che è anche ‘commissario per la storia degli ebrei e la lotta contro l’antisemitismo’ dello Stato federale di Hessen, che ha dichiarato: “Il Museo ebraico di Berlino ritiene suo compito prendere posizione contro la vita ebraica nel nostro paese, specialmente contro Israele. Il recente supporto al BDS è una disgrazia! Dopo una mostra unilaterale su Gerusalemme ora un altro scandalo. Questo non è un museo ebraico, ma anti-ebraico “. Dopo le massicce critiche, Schäfer ha annunciato le sue dimissioni il 14 giugno per “evitare ulteriori danni”. Alla fine di maggio il suo contratto era stato prorogato per un anno fino al 2021. La sua partenza ha dato origine a una lettera in sua difesa firmata da funzionari di musei di vari paesi, che hanno espresso la loro preoccupazione per gli attacchi contro di lui, conclusi con le sue dimissioni. La lettera affermava che era un uomo di grande integrità personale e uno studioso internazionale che aveva dato importanti contributi nel campo degli studi ebraici. I firmatari sono rimasti scioccati dagli attacchi personali a Schäfer e al suo lavoro professionale. Hanno aggiunto di aver visto le sue dimissioni come un’indicazione allarmante del soffocamento della libera discussione e del libero dibattito.

Come spesso accade in Germania, l’insieme delle dichiarazioni e contro-dichiarazioni sopra riportate hanno creato confusione e impedito la conoscenza di problemi molto seri. Schäfer, che non è ebreo, è in effetti un importante studioso pluripremiato che ha dato un contributo sostanziale agli studi ebraici. Questo però non era affatto l’unico requisito per un direttore di un museo ebraico a Berlino, una città che è attualmente la capitale dell’antisemitismo europeo, trovandosi nel paese di gran lunga con il peggior passato riguardante il popolo ebraico. Quanto è successo, con i molti aspetti politici e gestionali complessi, Schäfer, in primo luogo uno studioso, non avrebbe mai dovuto accettare l’incarico, che richiede un manager esperto con profonda comprensione e sensibilità politica, in grado di operare in una realtà tedesca altamente problematica per quanto riguarda gli ebrei. E’ tanto importante quanto l’organizzazione di mostre di qualità. La documentazione sui dipendenti del museo, alcuni dei quali sembrano avere opinioni politiche problematiche, dimostra quanto devono essere strettamente controllate. È risaputo che la critica, anche parziale, di Israele è uno strumento che dà ai tedeschi una sensazione di liberazione che non solo i loro nonni non erano colpevoli, mentre lo sono gli israeliani di oggi.

Coloro che hanno scritto per sostenere Schäfer non sembrano capirlo, anche se affermano che non dovrebbe essere personalmente attaccato con argomenti che definiscono radicalmente falsi. Ci sono molti argomenti e mostre che meritano attenzione da parte di un museo ebraico a Berlino, ma sono tabù. Per citarne alcuni: la mutazione nel corso degli anni dell’antisemitismo omicida contro gli ebrei nella Germania nazista nella massiccia demonizzazione di Israele nella Germania contemporanea, che si esprime nei frequenti confronti tra le azioni di Israele contro i palestinesi e quelle dei nazisti verso gli ebrei. Un’altra mostra potrebbe paragonare la demonizzazione araba contemporanea di Israele e degli ebrei a quella dei nazisti in cui potrebbero essere mostrati temi comuni come la promozione dell’omicidio, l’animalizzazione degli ebrei e l’accusa del sangue. Ancora un altro esempio, una mostra utile è un confronto tra i compensi nella Germania nazista per coloro che tradivano gli ebrei in modo che possano essere catturati e uccisi e le ricompense finanziarie dell’Autorità palestinese a quelli tra i loro cittadini che assassinano gli israeliani. Ci sono anche diversi soggetti possibili di mostre come il ruolo della chiesa nel creare le infrastrutture per le persecuzioni in Germania e ciò che sopravvive nell’attuale ambiente cristiano tedesco, ad esempio, tra i sostenitori del BDS. E infine: una mostra sugli ebrei e la cultura tedesca, incluso il modo in cui l’antisemitismo si intreccia nel tessuto della società tedesca contemporanea. Quando il Museo ebraico organizzerà queste mostre, sapremo che l’era messianica sta arrivando. Nel frattempo, è improbabile che il Museo inviterà con un tweet a leggere questo articolo.

Manfred Gerstenfeld è stato insignito del “Lifetime Achievement Award” dal Journal for the Study of Antisemitism, e dall’ International Leadership Award dal Simon Wiesenthal Center. Ha diretto per 12 anni il Jerusalem Center for Public Affairs. Prima pubblicazione in italiano a cura di Informazione Corretta. Traduzione di Angelo Pezzana.