‘Antisemitismo secondario’: l’odio per gli ebrei legato alla Shoah

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Foto Takver - originally posted to Flickr as Melbourne Gaza protest: Zionist Criminals, End the Palestine Holocaust, CC BY-SA 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=5797044
Foto Takver - originally posted to Flickr as Melbourne Gaza protest: Zionist Criminals, End the Palestine Holocaust, CC BY-SA 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=5797044
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Negli ultimi decenni si sono sviluppati nuovi tipi di antisemitismo legati alla Shoah. Uno dei più diffusi è la sua negazione. Ancora peggio e molto più diffuso è il capovolgimento della Shoah: il comportamento di Israele e degli ebrei viene equiparato a quello nazista.  Gli studi e le ricerche hanno rivelato che lo condividono oltre il 40% degli europei. Vi sono inoltre neonazisti che vogliono che la politica di sterminio della Germania sia portata a termine; ” il lavoro di Hitler dovrebbe essere finito” è la classica espressione. Troviamo sostenitori anche nel mondo musulmano.

 

Analisi di Manfred Gerstenfeld

Molto meno noto è l’atteggiamento dell’odio fanatico definito “antisemitismo secondario”. Questa espressione, che è stata coniata dal filosofo Theodore Adorno e dal suo collaboratore Peter Schönbach della Scuola di Francoforte nei primi anni ’60,  ha studiato la dinamica della colpa e dei meccanismi di difesa di parte dei tedeschi.

Lars Rensmann, che attualmente insegna all’Università di Groningen nei Paesi Bassi, ha spiegato perchè l’antisemitismo secondario è una nuova fonte di odio contro gli ebrei, motivato dal desiderio di molti tedeschi di reprimere e scindere il ricordo e la colpa della Shoah dalla memoria collettiva della Germania, la nazione responsabile.
Gli ebrei sono così collettivamente incolpati nella loro stessa esistenza per ricordare ai tedeschi i crimini, la colpa e la responsabilità del loro paese.

Due psicologi lo hanno affermato con chiarezza. Lo psichiatra israeliano Zvi Rex ha dichiarato: “La Germania non perdonerà mai Ausschwitzz agli ebrei”.  Un altro psicologo della Shoah di origine tedesca, Nathan Durst, ha dichiarato: “Le dichiarazioni antisemite sono anche collegate alla colpa dell’Europa nei confronti della Shoah. Se la persona colpevole è cattiva è la vittima ebraica a diventare buona. Nel momento in cui può essere dimostrato che anche quest’ultima è cattiva, l ‘”altro” – cioè l’europeo – è sollevato dai suoi sensi di colpa.

Affermare che gli israeliani si comportano come i nazisti riduce il peso della colpa dei nonni. Quindi i discendenti delle vittime non possono più essere gli accusatori. Risultato: tutti sono eguali. ”

Vari studi hanno dimostrato che l’antisemitismo secondario è molto diffuso. Un esempio recente è uno studio sull’antisemitismo ordinato dal parlamento austriaco. E’ consistito in un campione abbastanza ampio di 2.700 intervistati e ha separato le risposte in tre gruppi: nativi austriaci, turchi e arabi.

Agli intervistati è stato chiesto se fossero d’accordo con la dichiarazione: “Gli ebrei cercano di ottenere vantaggi a causa del fatto che sono stati vittime durante il periodo nazista.” Il 36% per cento dei nativi austriaci era d’accordo, così come il 51% dei turchi e il 59 % degli arabi.

Un’altra affermazione presentata agli intervistati è stata: “Mi oppongo al fatto che sia stato affermato più e più volte che nella seconda guerra mondiale sono morti milioni di ebrei”. Il linguaggio usato nasconde il fatto che gli ebrei sono morti perchè sono stati uccisi. Il 37% degli austriaci autoctoni era d’accordo, così come il 46% degli arabi e il 55% dei turchi. Eppure arabi e turchi non hanno motivo di sentirsi in colpa per la Shoah.

Le risposte a queste due affermazioni mostrano come ovunque in Europa, l’antisemitismo tra i musulmani è molto più diffuso rispetto alla popolazione autoctona. L’antisemitismo secondario non è limitato alle principali nazioni dove è avvenuta la Shoah, a partire dalla Germania e dall’Austria.

Uno studio del 2017 sull’antisemitismo contemporaneo in Gran Bretagna ha rilevato che il 10% della popolazione in generale crede che gli ebrei sfruttino l’essere stati vittime per  propri scopi. Da quel sondaggio si può anche vedere che l’antisemitismo secondario è relativamente significativo rispetto ad altre forme di antisemitismo legato alla Shoah.
Il 2% degli intervistati ritiene che la Shoah è un mito, mentre Il 3% crede che i numeri siano esagerati. Lo studio ha inoltre intervistato separatamente chi aveva forti atteggiamenti anti-israeliani. Il 23% ha affermato che la Shoah stata ingigantita, mentre il 49% ha dichiarato che gli ebrei sfruttano l’essere stati vittime per propri scopi.

Questa è un’altra prova del legame tra anti-israelismo e antisemitismo. Sono state realizzate anche statistiche sui cittadini musulmani nel Regno Unito. L’antisemitismo legato alla Shoah era più forte tra i musulmani che tra la popolazione in generale.
Tra i musulmani, l’8% ha dichiarato di credere che la Shoah sia un mito, mentre il 14% ha affermato che è stata ingigantita. Tra i musulmani religiosi le cifre erano persino più alte. Il 10% ritiene che la Shoah sia un mito, mentre il 18% che sia stata ingigantita.

Molti europei non vogliono riconoscere che l’antisemitismo è parte integrante della cultura delle loro società. Questo non significa che non ci siano europei che combattono l’antisemitismo. Né significa che la maggior parte degli europei sono antisemiti. Tuttavia, quanto abbiamo riportato rivela una prospettiva in più sul modo in cui la cultura europea si intreccia con l’antisemitismo. Persino il genocidio degli ebrei in Europa ha portato a nuove forme di antisemitismo, non solo nei paesi responsabili, ma ovunque.

Manfred Gerstenfeld è stato insignito del “Lifetime Achievement Award” dal Journal for the Study of Antisemitism, e dall’ International Leadership Award dal Simon Wiesenthal Center. Ha diretto per 12 anni il Jerusalem Center for Public Affairs. Prima pubblicazione in italiano a cura di Informazione Corretta. Traduzione di Angelo Pezzana.