Germania: Il tabù dell’antisemitismo musulmano

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Symbolbild. Teilnehmer einer Demonstration verbrennen im Dezember 2017 eine Fahne mit einem Davidstern in Berlin im Stadtteil Neukölln. Foto Jüdisches Forum für Demokratie und gegen Antisemitismus e.V / www.jfda.de
Symbolbild. Teilnehmer einer Demonstration verbrennen im Dezember 2017 eine Fahne mit einem Davidstern in Berlin im Stadtteil Neukölln. Foto Jüdisches Forum für Demokratie und gegen Antisemitismus e.V / www.jfda.de
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L’agenzia tedesca per la sicurezza interna (Bundesamt für Verfassungsschutz) ha pubblicato un rapporto di 40 pagine dal titolo „antisemitismo islamico“. Mai prima d’ora un’agenzia di intelligence europea aveva pubblicato un rapporto su questo tema,  una rottura importante con il passato tedesco, perché è la prima pubblicazione ufficiale di un organismo nazionale che espone in modo ragionevole i dettagli dell’antisemitismo originario in alcune parti della comunità musulmana in Germania. 

 

Analisi di Manfred Gerstenfeld

Il titolo tuttavia non riflette il contenuto. È stato probabilmente considerato inaccettabile – dal punto di vista della correttezza politica – nominare il rapporto, in linea con gran parte del suo contenuto, „Antisemitismo e Islam“. In molte citazioni,anche se non in tutte, la parola „islamista“ dovrebbe essere sostituita da „musulmano“.

Il rapporto definisce l’islamismo come una forma di estremismo politico tra i musulmani. Mira all’eliminazione della democrazia e l’antisemitismo ne è un elemento ideologico essenziale.

Molti musulmani non sono antisemiti. Tuttavia, il problema dell’antisemitismo nell’Islam è ben lungi dall’essere limitato a persone con opinioni politiche estreme o persino solo a musulmani religiosi.

Il rapporto indica che molti atti antisemiti sono stati causati da individui „su chi fino ad allora non era mai stato giudicato un obiettivo dall’ l’islamismo organizzato“. Atti, quindi, antisemiti organizzati in ambienti musulmani.

Solo un anno e mezzo fa, parlare di antisemitismo musulmano era un tabù in Germania, non veniva mai menzionato dai politici, nonostante il fatto che fosse generalmente noto che vi erano stati gravi incidenti antisemitici causati dai musulmani.

Il documento inizia affermando che a causa di ragioni storiche ed esperienze con il socialismo nazionalista, per lungo tempo ogni atteggiamento antisemita era legato all’antisemitismo di destra. Solo gradualmente nel secolo attuale è diventato chiaro che l’antisemitismo non è solo monopolio della destra. Oltre a ciò, il rapporto afferma che esiste un antisemitismo „quotidiano“ comunemente diffuso nella società civile e politica tedesca. Inoltre, l’antisionismo e l’antisemitismo sono presenti tra gli estremisti di sinistra. Gli autori rilevano che le opinioni antisemite nell’islamismo sono ancora più rilevanti. Motivi religiosi, territoriali e politici si combinano in una visione antisemita del mondo.

I dibattiti in tutti i gruppi islamici hanno come dato centrale l’immagine del giudaismo come nemico. Il rapporto afferma che l’arrivo di oltre un milione di musulmani in Germania tra il 2014 e il 2017 ha aumentato la diffusione dell’antisemitismo islamico nel paese. Cita le statistiche della Anti-Defamation League sull’antisemitismo tra le popolazioni degli stati del Medio Oriente e del Nord Africa. In queste regioni la Turchia è uno dei paesi meno antisemiti da cui provengono molti musulmani che vivono in Germania.

Ma anche quello che ha „quasi il 70% di antisemiti fra i suoi immigrati“. Lo studio afferma che molti bambini nei paesi citati crescono educati all’antisemitismo. Come molti esperti, il rapporto identifica la svolta nella consapevolezza tedesca dell’antisemitismo islamista in una manifestazione che si è svolta a Berlino nel 2017, nella quale sfilavano cartelli che chiedevano la distruzione di Israele, mentre una bandiera israeliana veniva data alle fiamme.

Il rapporto rileva come gli atti estremisti sono stati compiuti da persone che non risultavano aver avuto in precedenza rapporti con organizzazioni islamiste. Un dato che non era mai stato pubblicato prima. Questi fatti hanno colpito la pubblica opinione tedesca la Germania, tanto era evidente l’associazione con i roghi dei libri, anche se ben più gravi, del 1933, organizzati dal governo socialista nazionale tedesco dell’epoca. Il video con la bandiera data alle fiamme è diventato virale. Ciò ha provocato una serie di reazioni di breve durata da parte di politici importanti.

Il presidente Frank-Walter Steinmeier, socialdemocratico, ha detto che la responsabilità della Germania di fronte alla propria storia non deve avere “ limiti nemmeno per coloro che sono nati dopo e nessuna eccezione deve esserci nemmeno per gli immigrati“.
Ha poi aggiunto: „Questo non è negoziabile per tutti coloro che vivono in Germania e scelgono di vivere qui“.

Jens Spahn, membro del consiglio di amministrazione della Unione Democratica Cristiana (CDU) della cancelliera Merkel, e anche ministro della sanità tedesco, ha osservato che l’immigrazione dai paesi musulmani è la causa delle recenti manifestazioni in Germania . Stephan Harbarth, vice presidente della fazione CDU / CSU nel Bundestag – il parlamento tedesco – ha dichiarato: „Dobbiamo affrontare con forza l’antisemitismo dei migranti di origine araba e quelli dei paesi africani“.

Lo studio afferma che è fondamentale contrastare la diffusione dell’antisemitismo estremo tra la popolazione musulmana in Germania. Ciò richiede una maggiore consapevolezza di questo problema nell’opinione pubblica. In particolare tra insegnanti, assistenti sociali, polizia e impiegati negli uffici governativi per immigrati e rifugiati, nonché tra i funzionari competenti nei vari stati federali della Germania.

Gli autori menzionano anche che il modo in cui gli islamici interpretano l’Islam è contrario agli elementi di base della costituzione tedesca riguardanti la sovranità dei cittadini, la separazione tra stato e religione, la libertà di espressione e l’uguaglianza generale di tutti i cittadini. Per questo motivo, i servizi di intelligence tedeschi devono controllare le attività delle organizzazioni islamiste. Il rapporto elenca le principali espressioni antisemite fra i musulmani: „Gli ebrei controllano la finanza e l’economia“, „Gli ebrei operano con l’aiuto di agenti e organizzazioni segrete“, „c’è un’eterna battaglia tra musulmani ed ebrei“.

Il rapporto elenca anche le varie organizzazioni musulmane estremiste che sono attive in Germania, come i Fratelli musulmani locali, Hamas, Hezbollah, Hizb Ut-Tahrir, ISIS, il turco Milli Görus e i salafiti.

Lo studio conclude che gli oltre 100 incidenti antisemiti causati ufficialmente da musulmani nel 2017 sono probabilmente solo la punta dell’iceberg. A causa dell’importanza dell’agenzia governativa che ha pubblicato questo rapporto, l’antisemitismo musulmano in Germania è finalmente stato ufficialmente dettagliato alla pubblica opinione, anche se idopo un lungo ritardo. I documento che abbiamo esaminato, un rapporto di 178 pagine, tra l’altro finanziato dall’ufficio governativo tedesco per migrazione e rifugiati è stato poi  pubblicato dal Liberal Islamischer Bund (Associazione Islamica Liberale) dal titolo: ‚potenziamento‘ (empowerment) invece di antisemitismo.

Il rapporto rileva come molti giovani musulmani giustificano i loro atteggiamenti antisemiti affermando che anche loro hanno sperimentato il degrado e l’intolleranza dovuti all’aumento dell’islamofobia.

Conclude che i membri della minoranza musulmana cercano un capro espiatorio in una minoranza ancora più piccola, gli ebrei. La relazione è stata oggetto di pesanti critiche. Il corrispondente politico della Die Welt, Alan Posener, ha scritto che l’antisemitismo tra i giovani musulmani è il risultato di preesistenti pregiudizi antisemiti. L’esperto in scienze politiche, lo scienziato Hamed Abdel-Samad, ha anche negato che l’antisemitismo musulmano sia il risultato dell’ „islamofobia“. Ha scritto che se così fosse, il mondo musulmano sarebbe libero dall’islamismo e dall’antisemitismo poiché l’islamofobia è inesistente in quei paesi.

Manfred Gerstenfeld è stato insignito del “Lifetime Achievement Award” dal Journal for the Study of Antisemitism, e dall’ International Leadership Award dal Simon Wiesenthal Center. Ha diretto per 12 anni il Jerusalem Center for Public Affairs. Prima pubblicazione in italiano a cura di Informazione Corretta. Traduzione di Angelo Pezzana.