Il Piano di pace di Trump e i 37 ‘alti ipocriti’ europei

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Sigmar Gabriel vor seinem Treffen mit Israel's Präsident Reuven Rivlin in Jerusalem am 25. April 2017. Foto Yonatan Sindel/Flash90
Sigmar Gabriel vor seinem Treffen mit Israel's Präsident Reuven Rivlin in Jerusalem am 25. April 2017. Foto Yonatan Sindel/Flash90
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Il piano di pace del presidente degli Stati Uniti Trump deve ancora essere pubblicato., eppure non ha impedito a 37 politici europei di pubblicare una lettera congiunta di critica sul quotidiano anti-israeliano The Guardian il 15 aprile scorso. 

 

Analisi di Manfred Gerstenfeld

I firmatari affermano: “Sfortunatamente, l’attuale amministrazione statunitense si è allontanata dalla precedente politica, dalle norme legali internazionali riconosciute, schierandosi dalla sola parte di Israele, dimostrando una preoccupante indifferenza per l’espansione degli insediamenti israeliani. Noi firmatari vogliamo la creazione di uno stato palestinese vicino a Israele, ma questo non fa parte del piano di Trump.” La lettera conclude con queste parole: “nonostante l’incertezza su se e quando il piano verrà rilasciato, è fondamentale che l’Europa sia vigile e agisca strategicamente”. 

Nel titolo dell’articolo, i firmatari hanno esortato l’UE a respingere qualsiasi piano degli Stati Uniti in Medio Oriente, a meno che non riconosca le posizioni palestinesi.  La lettera non spiega quale giudizio si debba dare a chi acclama e premia gli assassini di civili, dedicandogli strade, scuole e impianti sportivi e così via.

Una rapida occhiata ai firmatari evidenzia un numero di noti odiatori anti-israeliani. 

Tra questi: l’ex ministro degli esteri socialista finlandese, Erkki Tuomioja, che ha paragonato in un’intervista le misure difensive israeliane alla persecuzione nazista degli ebrei europei: “È scioccante vedere come venga attuata la stessa politica nei confronti dei palestinesi, di cui loro stessi furono vittime negli anni ’30”. 

L’ex ministro danese degli affari esteri e portavoce del parlamento, il socialista Morgens Lykketoft ha detto in televisione quando il ministro del turismo israeliano Rehavam Zeevi è stato assassinato nel 2001 che “non c’era differenza tra il suo ‘assassinio e l’uccisione mirata di terroristi da parte di Israele”. 

Un altro firmatario è l’ex ministro degli esteri danese, Martin Lidegaard, che ha minacciato Israele di sanzioni da parte dell’Unione europea nel 2014 se i colloqui indiretti tra Hamas e Israele non avessero ricevuto significative concessioni israeliane.Lena Hjelm-Wallén, ex ministro degli esteri socialdemocratico svedese, è stata anche firmataria di un documento contro Israele del 2014 insieme a personalità auto-definitesi con arroganza “eminenti  europei”. Nel documento il piano di pace arabo del 2002 veniva definito “ un pilastro per un nuovo approccio dell’UE”. 

Un altro firmatario di entrambi i documenti era Benita Ferrero-Waldner, del partito conservatore, ex commissario europeo per le relazioni esterne ed ex ministro degli esteri austriaco. 

Un altro doppio firmatario l’ex segretario generale della NATO socialista e ministro degli esteri spagnolo Javier Solana. 

Quando Carl Bildt del partito moderato fu ministro degli esteri svedese nel 2009, il più grande quotidiano del paese, il socialista Aftonbladet pubblicò un articolo di Donald Boström, nel quale affermava che l’IDF stava uccidendo i palestinesi per poterne rivendere gli organi d’accordo con l’establishment medico israeliano. 

L’autore ha poi dovuto ammettere che non aveva prove concrete per il suo articolo. Ciò malgrado,Bildt, quando venne sollecitato a ripudiare quanto aveva scritto, si rifiutò di farlo, affermando che la libertà di stampa fa parte della costituzione svedese. 
Ha anche diffidato l’ambasciatore del suo paese in Israele di fare dichiarazioni sull’argomento. 

L’unico firmatario tedesco è l’ex ministro degli esteri ed ex leader del partito socialista, Sigmar Gabriel. Ha accusato Israele di essere uno stato di apartheid. Gabriel si è scusato per questa affermazione solo molti mesi dopo. 

L’ex presidente irlandese Mary Robinson ha sottoscritto nel 2014 una lettera al Guardian pro-Hamas congiuntamente con l’ex presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter : “Solo riconoscendo la sua legittimità come rappresentante politico – che parla in nome di una parte sostanziale del popolo palestinese – l’Occidente può iniziare a fornire i giusti incentivi affinchè Hamas deponga le armi ” 

Tra i nomi di cui sopra, l’elenco degli odiatori anti-israeliani è tutt’altro che esaurito. Anche gli ebrei sono stati presi di mira. Nel gennaio 2002, in Francia, la più diffusa violenza antisemita era in gran parte musulmana e andava avanti da oltre un anno. 

Il ministro degli esteri socialista Hubert Védrine ha sostenuto che occorreva comprensione per gli attacchi musulmani contro gli ebrei, affermando: “Non bisogna necessariamente essere stupiti dal fatto che i giovani immigrati nel nostro paese abbiano compassione per i palestinesi e quindi siano estremamente coinvolti nel vedere ciò che sta accadendo”. 
Il liberale belga Karel de Gucht, ex ministro degli esteri del suo paese, ha dichiarato nel 2010 di: “Non sottovalutare il potere della lobby ebraica a Capitol Hill … Non si deve sottovalutare il potere sulla politica americana, non importa se repubblicana o democratica. 

“Una lista di firmatari non è completa se manca un ebreo. E’ il caso di David Miliband, ex ministro laburista degli affari esteri del Regno Unito. Avrebbe fatto meglio a essere più attivamente coinvolto nella lotta contro il diffuso antisemitismo nel suo partito, vista la sua ambizione a diventarne leader. 

I firmatari del documento provengono quasi tutti da paesi che hanno sottoscritto l’accettazione della definizione di antisemitismo del Board of International Shoah Remembrance Alliance (IHRA). Questo testo afferma che le manifestazioni di antisemitismo includono “l’accusa allo stato di Israele, in quanto Stato degli ebrei”. 
La definizione afferma che l’applicazione di doppi standard richiedendo a Israele un comportamento non richiesto a nessun’altra nazione democratica è un atto antisemita. 

Tali doppi standard e manifestazioni di antisemitismo si verificano ogni anno all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Non c’è altra nazione che sia stata attaccata dalle molte centinaia di risoluzioni, come è successo a Israele negli ultimi decenni, nonostante il fatto che molti membri delle Nazioni Unite siano colpevoli di crimini di guerra estremi e violazioni dei diritti umani.

Non c’è stata nemmeno una risoluzione contro Hamas. Molti dei firmatari della lettera al Guardian erano ministri nei loro paesi. Alcuni di loro sono responsabili della partecipazione agli atti antisemiti del loro paese quando hanno votato l’enorme numero di risoluzioni anti-Israele alle Nazioni Unite. 

Quasi tutti i firmatari della lettera provengono da paesi in cui l’antisemitismo è notevolmente aumentato negli ultimi cinque anni. Come dimostrano i risultati di uno studio dell’ Eurobarometro pubblicato dalla Commissione europea nel gennaio 2019 da titolo “ Perceptions of Antisemitism”. 

Ci si chiede cosa hanno fatto i firmatari della lettera al Guardian per combattere il crescente antisemitismo nei loro paesi. Invece continuano la loro ossessione nel promuovere gli interessi dell’Autorità palestinese che premia gli assassini di israeliani, molti dei quali tra la popolazione civile. E’ difficile ritenere che se i palestinesi otterranno uno stato, come vogliono i firmatari, gli omicidi terroristici degli israeliani cesseranno. 

Per molti secoli, l’antisemitismo è stato profondamente intrecciato con la cultura europea. La lettera dei 37 alti ipocriti europei sul Guardian riflette quella cultura.

Manfred Gerstenfeld è stato insignito del “Lifetime Achievement Award” dal Journal for the Study of Antisemitism, e dall’ International Leadership Award dal Simon Wiesenthal Center. Ha diretto per 12 anni il Jerusalem Center for Public Affairs. Prima pubblicazione in italiano a cura di Informazione Corretta. Traduzione di Angelo Pezzana.